2023 un nuovo turismo alla scoperta della Liguria dei piccoli borghi
Quest’anno quasi 3 italiani su 4 (vale a dire il 72% degli intervistati) hanno deciso di visitare uno dei circa 5500 piccoli borghi presenti in Italia, a caccia di tesori nascosti e, perché no, anche di un qualche risparmio, sfruttando le mete meno battute dal turismo di massa e godendosi la bellezza e la tipicità di luoghi ancora poco esplorati. Sono i dati di un analisi Coldiretti/Ixè diffusa in questo tradizionale periodo di ferie estive.
“L’indagine
– sottolinea la Coldiretti – evidenzia una svolta netta nella scelta delle
destinazioni, spinta anche dalle preoccupazioni per i prezzi in crescita e per
l’inflazione. In questo scenario, le aree rurali figurano sia come meta
turistica vera e propria che come destinazione di gite più brevi, anche quando,
ad esempio, il maltempo impedisce di stare al mare, portando i turisti a
testare servizi o specialità culinarie nuove rispetto a quelle proposte nelle
città d’arte e sulle spiagge”.
Stando
ai dati Istat (ultimo aggiornamento: 1° gennaio 2023), in Liguria i centri
abitati sotto i 5mila abitanti sono 185: ben il 79,06% del totale di comuni
presenti nella nostra regione (234, ndr). Ampliando la discussione a una scala
nazionale, tale tipologia di centro abitato ospita il 16,5% della popolazione
italiana, con ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio
fortemente segnato dalle produzioni agricole.
Dai
terrazzamenti fioriti a quelli ricolmi di ulivi secolari, dalle colline
pettinate dai vigneti ai casali in pianura, dalle malghe di montagna ai verdi
pascoli: tutte realtà che, peraltro, contrastano concretamente il
degrado e il dissesto idrogeologico, quest’ultimo fin troppo spesso causa di
diversi problemi per il territorio ligure.
Parlando
di dissesto idrogeologico, non va dimenticato che tra le cause principali di
tale fenomeno vi sono anche attività umane quali cementificazione,
deforestazione, abusivismo edilizio, abbandono dei terreni d’altura, scavo
eccessivo di cave, tecniche di coltura non ecosostenibili, estrazioni di
idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, interventi invasivi e non ponderati e
mancanza di manutenzione sui corsi d’acqua.
“A questa
situazione – spiegano Boeri e Rivarossa – non è certo estraneo il fatto
che negli ultimi 50 anni quasi 1 terreno agricolo su 3 (circa il 30% del
totale) sia scomparso, con la superficie agricola utilizzabile in Italia
ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della
cementificazione. Fattore, quest’ultimo, che rende le superfici impermeabili”.
Proprio
per questo, l’Italia e la Liguria devono difendere il proprio patrimonio
agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato
riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle
campagne.
“Ora più
che mai – continuano ancora il Presidente Ligure e il Delegato Confederale
– è necessario investire in manutenzione e infrastrutture, oltre a
garantire che la presenza delle attività umane sui nostri territori sia
sostenibile da tutti i punti di vista, per l’ambiente e per lo stesso uomo, in
modo tale che tali aree non vengano abbandonate”. In uno scenario come questo,
inoltre, la necessità di ricreare opportunità e occasioni per i giovani,
per farli restare o tornare nelle aree interne della nostra Regione, è
oltremodo evidente. Negli entroterra della Liguria, così come in tutte le aree
interne del Paese e del mondo intero, la qualità della vita in ambiente
rurale è migliore, come testimoniano anche diversi studi e ricerche che si sono
susseguiti nel corso degli altri.
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