Automotoclub Storico Italiano e Automobile Club d’Italia ai ferri corti.
Nel corso della
74^ Conferenza del Traffico e della Circolazione che si è svolta a Roma, il
presidente dell’Automobile Club Italia, Angelo Sticchi Damiani, ha esternato
pubblicamente - e al cospetto del Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte e della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De
Micheli - alcune dichiarazioni che per l’Automotoclub Storico Italiano non sono
assolutamente condivisibili.
“Il Certificato
di Rilevanza Storica – ha detto Sticchi Damiani – viene rilasciato da
un’associazione privata di cui non sappiamo nulla, nulla, nulla, e viene
applicato sulla carta di circolazione. Per me un documento dello Stato non può
essere imbrattato con delle cose che non sappiamo come, a che costo e con che
sistemi sono state definite. Questo non è serio.”
Il riferimento
va ovviamente all’ASI, principale associazione che, insieme alla Federazione
Motociclistica Italiana ed ai Registri Storici Fiat, Lancia e Alfa Romeo, è
riconosciuta dallo Stato (art. 60 del Codice della Strada e Decreto
Ministeriale del 17/12/2009) come ente certificatore. Questi enti operano
applicando le normative previste dallo Stato.
“Sticchi Damiani
– evidenzia Alberto Scuro, presidente di Automotoclub Storico Italiano - ha
anche dichiarato che tutti gli attori del motorismo storico tranne ASI
sarebbero d’accordo sulla necessità di stilare una lista di veicoli che a
parità di anzianità e grado di conservazione avrebbero la possibilità di essere
tutelati come storici. Con tale lista lo Stato aiuterebbe chi possiede veicoli
costosi ed esclusivi e non chi vuole conservare, osservando le specifiche
normative previste, veicoli più diffusi e di minor valore, ma che hanno
comunque segnato la storia del nostro Paese e delle nostre famiglie. Quattro
dei cinque enti certificatori nazionali sono contrari a stilare la lista
proposta da ACI, che non trova riscontro né nelle direttive europee né nelle
indicazioni della Federazione internazionale dei veicoli storici (FIVA), né
nelle normative di altri paesi europei.”
Anche altri
concetti espressi da Sticchi Damiani non sono condivisibili da ASI.
"I veicoli
vecchi in Italia sono moltissimi - sottolinea Alberto Scuro - ma quelli storici
pochissimi e se si vuole tutelare quello che è un vero e proprio patrimonio
nazionale non si deve far confusione tra loro: i veicoli che alla
Motorizzazione risultano circolanti sono 56 milioni, quelli ultraventennali 12
milioni. Quelli storici con oltre vent’anni sono 400.000 circa. Numeri
completamente diversi da quelli dei veicoli vecchi e che si commentano da soli.
Inoltre, tutti questi veicoli storici hanno mediamente percorrenze annue
bassissime. Il mancato rinnovamento del parco auto italiano non è quindi legato
ai veicoli storici che lo Stato tutela, ma a problemi ben diversi.”
Anche i dati sul
costo della tutela fiscale dei veicoli storici reintrodotta nel 2019 (con la
tassa di possesso al 50%) non risultano quelli esposti da Sticchi Damiani (7
milioni di euro per quest'anno e addirittura 25 milioni per il 2020) che non ha
minimamente accennato alle maggiori entrate che derivano allo Stato da questa
tutela.
“Il fatto poi -
dice ancora il presidente dell'ASI Scuro - che attività di interesse pubblico
non possono essere delegate a privati, come ancora ha espresso Sticchi Damiani,
mi sembra una tesi piuttosto ardita: demandare mansioni a enti che, anche se
privati, hanno l’esperienza per fare una specifica attività è uno strumento
importante e decisamente poco costoso rispetto alla gestione pubblica. Nello
specifico, gli enti certificatori previsti dall’art. 60 del CdS non costano
nulla allo Stato. Noi restiamo aperti al dialogo e a un percorso virtuoso che,
nel rispetto delle specifiche competenze dei diversi attori, possa vedere tutti
protagonisti di questo mondo di passione che promuove cultura e turismo ed è un
enorme volano di indotto nazionale, che nel 2018 è stato stimato in 2,2
miliardi di euro.”
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