8 marzo, Car & Classic celebra le auto create per le donne
Piccola storia delle auto costruite per le donne
Dalle vetture anteguerra all’eleganza discreta delle Lancia, dalla Renault Floride alle utilitarie degli ultimi quarant’anni, la più grande piattaforma europea specializzata in acquisti e vendite di veicoli d’epoca onora quest’anno la giornata internazionale della donna ricordando la miriade di modelli che nella storia l’industria automobilistica ha destinato al pubblico femminile.
La
Fiat 509 non era un’auto destinata alle donne, ma aveva una compattezza e una
leggerezza (795 Kg a vuoto) tali da far pensare che potesse essere facile anche
per il “gentil sesso”. Un po’ come la Lancia Ardea, capolavoro di fine anni
Trenta, simile nell’estetica e nella meccanica alla precedente e ultra
innovativa Aprilia ma di dimensioni e cilindrata ridotte.
Con
30 CV, tuttavia, che le consentivano di raggiungere 110 Km/h e facevano di lei
una utilitaria di lusso. Anche perché non le mancavano gli elementi di eleganza
e raffinatezza che avevano già contraddistinto i modelli più importanti del
marchio quali il morbido panno grigio o nocciola della tappezzeria, la
strumentazione che includeva tachimetro con contachilometri totale e parziale e
diversi altri accessori di standing elevato.
Costruita
in quattro serie, fino al 1953, l'Ardea monta un quattro cilindri a V stretto
con valvole e albero di distribuzione in testa di soli 903cc di cilindrata, il
più piccolo mai costruito dalla Lancia. La sua storia “in rosa” è rappresentata
in particolare dal fatto che essendo stata l’ultima idea di Vincenzo Lancia, ne
ha sviluppato il progetto la vedova Adele Miglietti, che aveva preso le redini
dell’azienda, portandolo a termine due anni dopo la morte del fondatore della
Casa nel 1937. La sua linea di carrozzeria ha ispirato quella che è stata poi,
oltre quarant’anni dopo, un’icona della Casa dedicata alla figura femminile: la
Y10. Dal 1985, quando è nata la prima serie, l’iconica city-car della Lancia ha
conquistato fino al 2015 2,7 milioni di clienti in tutta Europa e per tre anni
consecutivi, a partire dal 2013, è stata definita la vettura preferita dalle
donne italiane.
Per
un vero exploit di autovetture destinate alle donne bisogna aspettare tuttavia
gli anni Cinquanta, è questa l’epoca in cui le case cominciano a progettare
pensando alle esigenze della clientela femminile. Per lo meno all’estero: nel
1952 la Austin inizia ad assemblare con un proprio motore da 1,2 litri quella
che sarà la prima auto americana per il mercato a stelle e strisce prodotta in
Europa: la Nash Metropolitan, che in seguito, dal 1956, sarà distribuita anche
dalla marca britannica su questa sponda dell’Atlantico. Con le sue cromature
lucenti e la livrea bicolore, era una versione in formato ridotto delle grandi
streamline d’Oltreoceano ed è stata concepita come auto perfetta per lo
shopping e per brevi spostamenti quotidiani.
Vale
a dire, per le signore: non a caso, all’epoca era ampiamente reclamizzata sui
magazine femminili. Mentre nell’elenco delle sue acquirenti più famose figura
anche la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella minore della regina
Elisabetta II. In Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla
decade successiva, più che l’era delle auto destinate alla clientela femminile,
ha preso il via l’ondata delle familiari che, sulla spinta del boom economico
hanno motorizzato il Paese: dalla seconda e terza serie della Fiat 500
“Topolino” – ovvero la B uscita nel 1948 e la C del 1949 – alla Fiat 600 del
1955 e alla Nuova 500, nata nel 1957. È il periodo degli sportelli controvento
e dei consigli per le signore su come entrare in auto con eleganza, come si
vede ancora in alcuni filmati dell’Istituto Luce realizzati in collaborazione
con la rivista Quattroruote. Tuttavia forme tondeggianti, passo corto, potenza
e consumi contenuti fanno spesso accomunare questa categoria di vetture alle
donne, e fra loro possiamo considerare anche la Renault Dauphine, che in Italia
era prodotta dall’Alfa Romeo. Stessa cosa per le micro car, dall’Iso Isetta del
1953, tre ruote con un solo portellone d’accesso sul frontale ed economicità
estrema, al minuscolo Messerchmitt, che era reclamizzato stracarico di pacchi e
pacchetti, al servizio di una bionda signora in perfetto stile Sixties.
Tra
gli emblemi più amati della categoria, l’Audi TT Quattro roadster, commercializzato
a partire dal 1998 e ancora molto ricercato dai collezionisti di vetture Youngtimer
per via del suo comfort moderno unito al fascino del passato. Con il suo design
audace, le luci avvolgenti, gli interni ultra moderni e la grande qualità
meccanica, l'Audi TT è un'auto che offre un rapporto qualità/prezzo
formidabile.
Mentre
nel 1965 un mito come la Lancia Fulvia Coupé, vanto assoluto dell’industria automobilistica
italiana, è accostato espressamente nelle pubblicità all’immagine della donna.
Trasmette voglia di emancipazione e indipendenza, sempre con la caratteristica eleganza
sobria della Lancia. Con un design azzeccato, frutto della matita del brillante
stilista Piero Castagnero, la Fulvia Coupé è stata allestita nella versione con
motore di 1216cc e, con una serie di potenziamenti meccanici come la cilindrata
portata a 1600cc e l'adozione del cambio a cinque marce, è rimasta in
produzione fino al 1976.
A
partire dagli anni Settanta la galassia delle utilitarie ha fatto gola alla
quasi totalità dei costruttori: si sono avvicendate negli anni la LNA e la Visa
in casa Citroën, la Peugeot 104, la Fiat 126 e le successive Fiat Panda e Fiat
Seicento, la Nissan Micra e poi la Figaro, le Renault 5 e Clio, la Ford Ka.
Ancora, cambiando versante geografico, la Toyota Yaris, la Sirion della Daihatsu
– un brand che in Italia è poi scomparso dal 2013 – la Daewoo Matiz… molte di
queste hanno visto la luce al termine degli anni Novanta, lasciando poi il posto
alle piccole grandi glorie nate dopo il 2000 e in molti casi ancora in voga.
Parlando della fine del secolo scorso, poi, non si può poi non menzionare il New
Beetle, il restyling del Maggiolino avvenuto nel 1998 con novità che
strizzavano l’occhio al mondo femminile come il vaso portafiori sul cruscotto.
Commenti